STORIA DEL CLUB

POLISPORTIVA PAGANICA RUGBY 1969 ASD
Percorso sportivo della Prima Squadra

1969 – fondazione
1969/1970 – 1972/1973: Serie D
1973/1974 – 1977/1978: Serie C
1978/1979 – 1981/1982: Serie B
1982/1983: Serie B
1983/1984: Serie C1
1984/1985: Serie B
1985/1986 – 1986/1987: Serie C1
1987/1988: Serie B
1988/1989 – 1991/1992: Serie A2
1992/1993 – 1996/1997: Serie B
1997/1998 – 1998/1999: Serie C1
1999/2000: Serie B
2000/2001 – 2003/2004: Serie C1
2003/2004: Serie C1 ripescata in Serie B
2004/2005 – 2006/2007: Serie B
2007/2008 – 2013/2014: Serie C
2014/2015 – 2018/2019: Serie B
Presidenti della società
1969/70 – 1981/82: Enrico Iovenitti
1982/83 – 1988/89: Ennio Evangelista
1989/90 – 1990/91: Giacomo Pasqua
1991/92: Ennio Evangelista
1992/93: Luigi Fiordigigli
1993/94 – 1997/98: Virgilio Paiola
1998/99 – 1999/2000: Ettore Fiordigigli
2000/01 – 2014/15: Virgilio Paiola
2015/16 ad oggi: Antonio Rotellini

I PRIMI TEMPI

(estratto da C. Iovenitti, Paganica Rugby 1969-2019. Il racconto di un’avventura straordinaria, ed. Arkhè)

Il 2 novembre 1969 quindici giocatori in maglia rossonera di una squadra di rugby abruzzese, fino ad allora sconosciuta, entrano in campo per disputare la loro prima partita. La gara si gioca in casa. I ragazzi scendono in fila dagli spogliatoi, forte è il rumore dei tacchetti sulla strada ma ancora più forte è il battito del cuore e il ritmo del respiro mentre guardano il campo che in quel momento deve sembrar loro norme. Sono emozionati, pieni di entusiasmo ma senza paura.
La partita termina con una sconfitta ma i giovani atleti non si perdono d’animo
e si preparano per la gara successiva.

Sanno che il rugby è uno sport difficile, sanno di essere alle prime armi e sanno che hanno ancora tanto da imparare. Non sanno però che sono solo all’inizio di un incredibile viaggio, non sanno che quella è solo la prima di una lunghissima serie di partite che verranno giocate e non sanno neppure che nel giro di poco tempo riusciranno a raggiungere traguardi che allora non avrebbero mai potuto immaginare. 
I giocatori sono agricoltori, meccanici, manovali, disoccupati, studenti e ognuno fa di tutto per guadagnarsi il proprio posto. Quella palla ovale dai rimbalzi improbabili conquista il cuore di tutti e nascono le prime indissolubili amicizie all’interno della squadra che da lì in avanti diventa una seconda famiglia, un’armata buffa e simpatica in cui tutti, alti, bassi, magri e robusti trovano posto. Si incoraggiano a vicenda, un pubblico sempre più numeroso fa il tifo per loro e quando la mischia ingaggia quella avversaria un solo grido si sente: “Vussa!” seguito dal tonfo sordo dei corpi che si scontrano in mischia.

Questo è solo l’inizio di una grande e straordinaria avventura lunga cinquant’anni e che non è ancora finita. È la storia di una Società sportiva che nasce nel 1969 ai piedi del Gran Sasso, in un paese di qualche migliaio di anime, e che tra passione, sacrificio e amore per il rugby ha segnato la storia del suo territorio e di centinaia di giovani atleti.

Quella che stiamo per raccontare è la storia del Paganica Rugby 1969 A.S.D.
Cominciamo dall’inizio.

Il rugby in Abruzzo viene praticato fin dal 1936 con una formazione aquilana che partecipa ai tornei organizzati dai Comandi federali della Gioventù italiana del Littorio, ma non gioca nei campionati nazionali. Alla guida c’è Guglielmo Zoffoli, giocatore della Rugby Roma e della Nazionale Italiana. I primi veri successi però si raggiungono con l’arrivo all’Aquila di Tommaso Fattori. Con lui nel 1946 viene ondata la Polisportiva L’Aquila Rugby che nel giro di quattro
anni conquista la massima categoria. La squadra vince il suo primo scudetto nel 1966-67 e il secondo nel 1968-693. Dopo questa seconda eccezionale vittoria aquilana, durante una gita presso il lago di Piediluco a Terni, alcuni giovani paganichesi hanno l’idea di dare vita a un’associazione sportiva per cominciare a praticare il rugby anche a Paganica.

Così pochissimo tempo dopo viene inviata al Comitato abruzzese della FIR, rinnovatosi da poco, la richiesta per la creazione di una nuova società rugbistica. La riunione si svolge a Paganica, alla presenza del Presidente del Comitato, Giacinto Salvatore, e la costituzione della nuova società avviene in fretta per permettere alla squadra di partecipare al Campionato nazionale di Serie C. 

Così il 25 novembre del 1969 davanti al notaio Roberto Ciancarelli si presentano Enrico Iovenitti (ragioniere – 25 anni), Ernesto Tennina (ragioniere – 24 anni), Giuseppe Ciucci (studente – 21 anni), Francesco Iovenitti (commesso – 25 anni), Orlando Ferella (studente – 22 anni), Rinaldo Ciuca (elettricista – 20 anni), Corrado Palmerini (idraulico – 25 anni), Ascanio Rossi (23 anni), Raffaele Rossi (muratore – 24 anni), Lorenzo Iovenitti (studente – 20 anni), Luigi Fiordigigli (ragioniere – 23 anni) e Dino Palazzone (meccanico – 21 anni), per costituire un’associazione sportiva denominata “Paganica Rugby” con sede in Paganica, piazza Umberto I.
Lo scopo dell’Associazione è quello di “coltivare e diffondere le varie discipline sportive come mezzo di educazione fisica e morale” e sarà amministrata da un Consiglio direttivo i cui membri verranno eletti dall’Assemblea che sceglierà fra essi il Presidente.
Quali componenti del primo Consiglio direttivo vengono eletti: Enrico Iovenitti, come Presidente; Ernesto Tennina, Corrado Palmerini, Orlando Ferella, Francesco Iovenitti e Dino Palazzone come Consiglieri.

L’Associazione è ufficialmente nata ma sono già molti i problemi da risolvere. L’allenatore all’inizio non c’è e si cerca di fare alla buona, in seguito si offre Beniamino Manetta (pilone dell’Aquila Rugby) e altri giocatori dell’Aquila come Fulvio Di Carlo, poi anche Elio Ferella (detto j’Artiglieru) che allena e gioca. All’inizio ci si allena sui prati incolti situati tra Paganica e Tempera, poi è Ubaldo Rossi che mette a disposizione un terreno di sua proprietà. Manca però un campo omologato per le partite ufficiali e per questo le gare nel primo anno vengono disputate in quello di Piazza D’Armi a L’Aquila. Dal secondo anno è utilizzato un terreno retrostante il convento dei Frati Minori di Paganica e questo nuovo campo viene battezzato “S. Bartolomeo” e diventa quello dove potersi allenare e disputare le partite.

Fin da subito vengono scelti i colori ufficiali, il ROSSO e il NERO.

Le prime tute, gialle, vengono finanziate da Vermondo Bernardi che lavora per l’azienda “Bruciatori Baltur”. 

Lo stemma, costituito da una testa di moro con un fiore in bocca (simbolo del paese) racchiusa in un pallone ovale rosso – nero, venne disegnato agli inizi degli anni Settanta.
Essendo i giocatori per lo più lavoratori, gli allenamenti si possono svolgere solo la sera intorno alle ore 21 quando, soprattutto in inverno, è già buio pesto. Il campo però non ha un impianto di illuminazione e quindi quelli che possiedono una macchina ogni volta devono puntare i fari sul terreno di gioco per fare luce, tenendo il motore acceso per non scaricare le batterie. Il campo è pieno di sassi e, per il freddo, le nuvole di fumo che escono dalle bocche dei giocatori riempiono l’aria, mentre il vento gela addosso i vestiti. A fine allenamento si va al bar oppure a turno nelle varie cantine e così, infreddoliti e affamati, ci si rifocilla con salsicce e vino casereccio. La doccia, per chi ce l’ha, si fa a casa. Con il passare dei mesi si cerca di “arredare” il campo con appendiabiti e panchine realizzate dal falegname Sandro Palazzone, usando palanche prese dai cantieri di uno dei giocatori, Ettore Fiordigigli. Diventa poi necessario scegliere una sede e non avendo fondi bisogna arrangiarsi. Inizialmente si pensa al garage del Presidente che però è completamente riempito con la paglia.
Appare complicato svuotare l’ambiente e renderlo quanto meno agibile, così si
decide di utilizzare una falegnameria, liberata da tutti gli attrezzi, in via Ponte Grande, concessa in comodato d’uso gratuito agli inizi degli anni Settanta da Goffredo Bernardi, proprietario di un mobilificio a Paganica.

Tempo dopo si opta per la sede lungo la Strada statale 17 bis. Si inizia con entusiasmo ad arredare la sede con foto e gagliardetti e ogni sera atleti e dirigenti percorrono i cinque gradini che portano a quel freddo scantinato che per tutti sembra meglio di una reggia. Un altro problema consiste nel reperimento dei fondi necessari per avviare le attività. Fin dall’inizio lo sponsor ufficiale è Goffredo Bernardi ma si prevede che altre entrate possano venire dal tesseramento e dal contribuito di privati. In tanti offrono quello che possono e anche di più. Ogni sera, quindi, a fine allenamento il Presidente illustra le strategie per la sopravvivenza e mette tutti a lavorare per il tesseramento e per incitare i tifosi a prenotarsi per le trasferte in autobus ma anche per sistemare il campo, segnarlo, togliere le pietre e consolidare qualche palo della recinzione. Le trasferte lunghe sono spesso massacranti, per i novelli giocatori non esistono alberghi o ristoranti: si viaggia di notte per giocare la mattina dopo e il pranzo si fa lungo la strada con insalata di riso e sanguinacci.

Ciò che appare straordinario fin da subito è che un intero paese si stringe attorno alla neonata Società e ai suoi atleti e prima e dopo ogni partita, per i vicoli e nei bar, non si parla d’altro.
Il paese insomma accoglie positivamente la nascita della Polisportiva e anche i bar del posto (Ciucci C., Iovenitti F. e M., Rossi L.) si offrono di aiutare la squadra, fornendo gratis vino e tè caldo alla fine degli allenamenti e insieme a molti altri commercianti del paese aiutano economicamente la Società.
Prima di ogni partita il Presidente raccomanda ai giocatori di non eccedere nel
bere e nel mangiare, di non fare tardi la sera e spesso ci si vede la mattina per fare colazione tutti insieme e parlare di qualunque cosa… tranne che della gara. Nel frattempo per le vie del paese l’altoparlante annuncia l’imminente partita. Questi giovani ogni volta entrano in campo con la voglia di vincere, per se stessi, per le loro famiglie e ancora di più per il proprio paese.

Il percorso appare tutto in salita ma il sodalizio tra giocatori e Società si rafforza ogni giorno di più: “sempre più amici, sempre più fratelli”. Questo legame viene messo da parte solo nel derby tutto paganichese fra “quelli di qua” e “quelli di là dall’acqua” (il Raiale), dal quale di solito si usciva tutti “ammaccati” e ricoperti di escoriazioni dovute al campo pieno di sassi. Una di queste occasioni fu particolarmente curiosa perché il Presidente Iovenitti, per placare gli animi e non rischiare che qualcuno si facesse male sul serio, parlò con Raffaele Rossi, detto “papà”, per trovare un arbitro che incutesse rispetto e timore. Così venne scelto come direttore di gara John Reese, giocatore e allenatore dell’Aquila Rugby, un omone grande come un armadio e con la capigliatura arruffata, che seppe farsi rispettare anche se poi “si lanciò” con entusiasmo nei goliardici festeggiamenti finali. 
La Società nei primi tempi si arrangia come può, i fondi sono pochi, mancano tecnici qualificati e i giocatori si sacrificano allenandosi la sera dopo una giornata di duro lavoro. I rossoneri insomma si sentono un po’ “figli di nessuno” e così, dopo la prima partita vinta nel secondo anno13, viene scelto come inno un canto che sembra scritto proprio per loro, dal titolo appunto “Figli di nessuno”. Da allora, alla fine di ogni partita vinta, i giocatori del Paganica Rugby intonano questo canto negli spogliatoi.

Il brano in realtà è molto antico e trae origine dalla tradizione popolare. Se ne conoscono numerose varianti differenti una dall’altra sia per quanto concerne il testo che la base musicale ed è stato cantato in diverse lingue (francese, spagnolo, portoghese). Nel tempo lo hanno fatto proprio gli alpini e poi i partigiani.

Figli di nessuno
Le ragazze di Paganica son mafiose,
appena nate si dan subito da far,
vogliono baci, vogliono pizzichi e mille cose
levatrici e professori in quantità.
Figli di nessuno,
che noi siam…
fra le rocce noi viviam,
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam.
Ma ci manca uno
che ci sappia comandare
e dominar.
Figli di nessuno che noi siam
anche a digiuno sappiam marciar.
Siamo nati chissà
quando, chissà dove.
Allevati dalla pura
carità, senza padre
senza madre, senza nome
noi viviamo come uccelli
in libertà.
Figli di nessuno che noi siam
fra le rocce noi viviam,
ci disprezza ognuno
perché laceri noi siam.
Ma ci manca uno
che ci sappia comandare
e dominar.
Figli di nessuno che noi siam
anche a digiuno sappiam marciar.

GLI ANNI SEGUENTI

Paganica si rivela da subito un terreno fertile per lo sport della palla ovale Alla fine del campionato 1972-1973 il Paganica Rugby conquista la tanto attesa promozione nella serie superiore e partecipa al suo primo campionato di Serie C. La categoria è mantenuta fino al 1978, anno in cui la squadra conquista la prima storica promozione in Serie B dove rimarranno fino al 1983. Gli anni successivi sono caratterizzati da sali e scendi tra le due serie fino al doppio salto che vede i rossoneri conquistare la promozione in serie B nel 1986-87 ed un anno più tardi la storica promozione in A2, il massimo traguardo sportivo del club. Il Paganica Rugby disputerà per quattro anni consecutivi il campionato di serie A2. Nel 1992, al termine di una stagione durissima, arriva la retrocessione in Serie B in cui, dal 1993 al 1997, la Polisportiva disputa 5 campionati di assoluto livello. Al termine del campionato 1996-97, dopo un decennio tra Serie A2 e B, Paganica retrocede in serie C1 dove giocherà dal 1997-98 al 1998-99. Al termine della stagione 1999/2000 il Paganica è nuovamente in serie B ma dal 2000-01 al 2003-04 ritorna in C1. Nel 2004 l’obiettivo torna quello della promozione: la squadra affidata all’ex azzurro Gianni Cicino centra la prima posizione nella regular season, ma le due sconfitte dei play off contro Valsugana e Sesto San Giovanni, nonostante 2 prestazioni convincenti da parte della squadra, sbarrano la strada ai rossoneri. Il ripescaggio tuttavia permette alla Polisportiva di tornare in serie B. Questa volta fino al 2007.

Nel 2013, al terzo anno consecutivo di spareggi, il Paganica è nuovamente in Serie B! A guidare la squadra è Sergio Rotellini, ai tempi della Serie A mediano di mischia dei rossoneri. La doppia finale contro i Lyons Livorno premia i suoi e un paese che nei decenni non ha mai cessato di sostenere la sua squadra.

Le ultime tre stagioni hanno visto la Polisportiva impegnata in Serie B, la prima delle quali si è conclusa con la salvezza, mentre la seconda con il raggiungimento dei play off promozione. Nella stagione 2016-2017 i rossoneri si piazzano al 5° posto nel proprio girone.

Ma è nell’estate del 2023, dopo il rinnovo del Direttivo ancora guidato dal Presidente Antonio Rotellini, che il Paganica Rugby, dopo circa trent’anni, essendosi classificata seconda nel campionato di Serie B viene ripescata e torna a disputare un campionato di Serie A.

IL CLUB

Il Club da anni rivolge particolare attenzione allo sviluppo del proprio settore giovanile, attualmente composto dalle under 6-8-10-12-14-16 oltre alla squadra Seniores.

Nel corso degli anni numerosi atleti di formazione paganichese hanno vestito le casacche dei più prestigiosi club italiani, arrivando in alcuni casi a rappresentare la nazionale italiana.

Dal 2015 i membri della Polisportiva Paganica Rugby A.S.D. hanno lavorato, dopo un periodo difficile, per poter tagliare il traguardo dei 50 anni risanando la società dal punto di vista finanziario e mettendo in campo attività che consentissero alla Società di riacquistare l’immagine che la storia le ha assegnato. Tale rinnovamento si è concretizzato in un progetto che prevedeva il risanamento finanziario e lo sviluppo del movimento giovanile di base nel rispetto dei valori fondanti del Rugby a cui la Polisportiva si ispira unendo a essi valori quali l’accoglienza, l’integrazione e la fratellanza.
Maggiore attenzione è stata posta anche agli aspetti comunicativi, con la diffusione di “Paganica Rugby in meta”, supplemento a distribuzione gratuita
del periodico “Site”, che diffonde i risultati – non solo sportivi – della Società; con l’apporto di un fotografo appassionato come Marcello Spimpolo, che consente testimonianze degli incontri e di tutti gli eventi anche non agonistici; con la realizzazione di “Figli di nessuno”, documentario del filmaker Francesco Paolucci che ripercorre i 50 anni di storia della Polisportiva; con la collaborazione con l’agenzia grafica Arkhé, per la grafica e la stampa delle locandine degli incontri di campionato, dei calendari della squadra e più recentemente per il rinnovamento dello stemma, frutto di una ricerca filologica per una più corretta rappresentazione del “Moro”, simbolo di Paganica, e di una semplificazione degli altri elementi grafici, che ha conferito all’insieme una maggiore modernità e una più facile riproducibilità.
Tante innovazioni, dunque, ma naturalmente sono stati mantenuti e preservati i tratti distintivi della Società che la rendono unica nel panorama rugbystico aquilano e non solo. 
Tuttavia, bisognava fare qualcosa di più. Dare un valore più alto agli sforzi che si stavano facendo.

Fin dai primi giorni della sua attività il Presidente Antonio Rotellini ha chiesto e ottenuto la collaborazione di Cristina Iovenitti, responsabile della biblioteca sita all’interno degli impianti sportivi “E.Iovenitti”, con il dichiarato scopo di realizzare un qualcosa di unico e qualitativamente superiore alle attività che ognuno svolgeva separatamente. È nato così un progetto denominato “Sport e Cultura” che ha consentito alla Polisportiva e alla biblioteca, poi costituitasi in associazione con il nome di Biblipaganica, di mettere a fattor comune idee e progetti che sono risultati alla lunga vincenti mettendo a tacere chi pensava che trovare punti contatto tra le due realtà fosse semplice utopia. 
Oggi entrambe possono affermare con orgoglio di essere riuscite nell’intento diventando un solido punto di riferimento per l’intera comunità paganichese e
dei comuni circostanti per le attività sportive, per quelle culturali e per tutte le altre che hanno finalità meramente sociali. Purtroppo si è dovuto abbandonare, seppur dopo tre anni di lunghe riflessioni, il principio della totale gratuità dell’offerta formativa sportiva dati gli elevati costi di gestione. Ma tutte le altre attività culturali rivolte al sociale restano totalmente a carico delle due associazioni. Si è cercato comunque di non gravare troppo sui bilanci delle famiglie adottando quote contenute ed esaminando i casi di difficoltà che man mano si sono presentati. Accoglienza, inclusione, rispetto dell’altro prescindendo dalle sue origini e dalla sua condizione economica restano capisaldi distintivi della Polisportiva e di Biblipaganica. Questo modo di essere e di fare ha avuto come immediata conseguenza il recupero di credibilità della Polisportiva negli ambiti sportivi di riferimento, tra le altre Società e nei confronti della Amministrazione Comunale che finalmente si è resa conto che in quei luoghi non si corre solo dietro a una palla ma si svolgono attività significative e si tiene in piedi una struttura enorme e complessa a volte sostituendosi all’Amministrazione stessa e cercando di colmarne le lacune. Anche Biblipaganica ha beneficiato di questo nuovo clima e ha potuto allargare il suo raggio di azione mettendo in piedi iniziative fino ad allora difficili da realizzare. Si pensi alla ideazione di campi estivi che hanno riscosso un enorme successo tra bambini e ragazzi del paese e di tutto il territorio circostante.

La Polisportiva vuole continuare su questa strada che ritiene essere l’unica percorribile nel rispetto di un valore sacro che è l’umanità in tempi in cui sembra essere stata dimenticata ma di cui le persone hanno un bisogno estremo e a volte inespresso.

ANNI 1969-1979

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ANNI 2020 a oggi